Pomallucay, 10 Maggio ‘07 Carissimi Amici e Conoscenti, dopo più di
un anno dal mio rientro in Perù mi faccio vivo con
carta e penna per potervi raccontare un poco quello che ho vissuto in questo
anno. So che molti sono interessati ai
problemi della missione, altri più “ai miei problemi”, cercherò
di accontentare entrambi e di essere più chiaro possibile. Appena
rientrato ad inizio aprile 2006, dopo la Settimana Santa sono entrato al
Seminario di Pomallucay per frequentare il 3° anno.
La vita in seminario è strutturata in questa maniera: dal lunedì al venerdì ci
si alza alle 5,50 del mattino e alle 6,15 cominciano
le preghiere comunitarie e la S. Massa con le Lodi. Si fa colazione e dalle
7,50 fino alle 8,30 c’è il turno di pulizia dei bagni,
dei dormitori e dei vari saloni, ci si lava i vestiti a mano. Alle 8,30 cominciano le lezioni fino alle 12,15. si pranza e poi c’è un ora di gioco e 2 di lavoro per la
manutenzione del seminario, la legna da spaccare, l’orto, gli animali. Dalle
16,30 alle 18,30 c’è lo studio personale, poi il S.
Rosario e i Vespri, la cena e alla 20,30 le preghiere e un pensiero del rettore
che chiamiamo “la buona notte di Don Bosco”; si studia fino alle 22,30 e poi a
dormire. Durante la settimana c’è un giorno in cui si lavora tutta la mattina
per dare aiuto a qualche persona povera. Il sabato mattina partiamo molto
presto per andare ognuno a far Oratorio, ognuno nella propria Parrocchia. Io
vado a S. Luis, che dista solo un
ora e mezza a piedi, ma i miei compagni per
andare nel loro oratorio devono fare anche 3-4, alcuni fino a 6 ore a piedi! I miei compagni di seminario
sono 40, tra cui 3 italiani, 3 boliviani e 1 equadoriano;
tutti ragazzi a cui è nata la vocazione dopo che sono
stati accolti nelle case delle missioni dell’Operazione Mato Grosso. Come già sapete,
fin dal primo anno in cui ho messo piede in missione svolgo la mia attività a
S. Luis, una grande parrocchia sulle Ande a 3.300
metri di altezza, con pressappoco 30.000 abitanti (con più di 60 caserios, piccole frazioni sparse sulle montagne), dove è
parroco P.Lele (Padre Emanuele Lamnfranchi
di Semogo) e dove sono presenti tanti altri volontari
dell’OMG, ognuno con il suo compito specifico (dar lavoro alla gente, seguire
le scuole e le cooperative di intaglio del legno, assistere i ragazzi disabili,
i malati, le attività dell’oratorio,…). Il mio compito specifico è
quello di seguire i catechisti, che quest’anno sono
130, e organizzare l’oratorio, tante attività volte tutte ad educare ai valori
cristiani i ragazzi da quando fanno la Prima Comunione a
quando si sposano e oltre… Le attività della domenica
cominciano con la partecipazione alla S. Messa, il catechismo, canti, giochi, e
finiscono pranzando insieme con pentoloni di minestra. Mentre
al sabato, soprattutto i gruppi dei ragazzi più grandi, si trovano per andare a
lavorare gratuitamente per costruire la casa ai più poveri. Questo è un
lavoro importantissimo, che oltre a fare il gran regalo di una casa o un tetto
nuovo a più di 60 famiglie
tra le più povere dei caserios ogni
anno, forma i ragazzi a una vita di carità e a non guardare sempre e solo a chi
ha di più di loro ma a chi sta peggio. L’ideale è che scatti nelle persone che aiutiamo questo pensiero: “come altri mi hanno aiutato e
voluto bene, così io devo aiutare e voler bene a chi è nel bisogno”. Non è un
passaggio automatico, però pensate a come sarebbe diverso il mondo se si
mettesse in moto questa catena di bene… non sarà forse fare la carità
l’evangelizzare? Non è forse Gesù nascosto tra i
poveri? Non è forse presente Dio dove c’è carità e amore? Non saremo giudicati sulle
parole o le ideologie che avremmo predicato nella
vita, ma da quanto avremo amato in modo concreto. Io sto male a vedere persone
che vivono peggio dei nostri cani, delle nostre galline,
e tutto sembra così normale. Scusatemi questa predica ma mi è uscita d’istinto. I ragazzi più piccoli
dell’oratorio aiutano invece i poveri e i vecchietti nel lavoro dei campi, gli
portano la legna, gli lavano i vestiti, ecc. In totale gli oratoriali sono
più di 2.000 con i nuovi bambini (450) che hanno fatto la Prima Comunione. Molti aiuti sono arrivati da tanti
di voi, per le case dei poveri, per pagare i ragazzi a cui diamo lavoro e
per le varie spese dell’oratorio. Mi piacerebbe ringraziarvi e raccontarvi
bene, uno ad uno, ma è impossibile, però prego il
Signore per ognuno di voi e vi ringrazio in continuazione a nome di tutti i
poveri a cui riusciamo ad alleviare almeno un poco il peso del vivere
quotidiano. L’anno di oratorio
finisce prima dell’Avvento. Nelle 4 domenica in preparazione del Natale si
aggiunge ad ogni oratoriano un “navidegno”,
un bambino di 6-7 anni a cui si devono insegnare le 5 preghiere del buon
cristiano e con cui si fanno poi lavoretti natalizi. Prima di Natale si regala a tutti 2 kg di
farina, 2 di zucchero, 2 di riso e 1 panettone… dovreste
vedere come sono contenti i bambini, le mamme, i vecchietti. In gennaio ho cominciato le
vacanze del seminario facendo le forestazioni,
preparando le piante, gli ambienti e le varie meditazione
per più di 600 ragazzi. Il lavoro consiste nel fare dei
buchi nei terreni in altura per piantare pini o eucaliptos,
che rimarranno di proprietà degli stessi oratoriali. I
ragazzi sono pagati metà in soldi metà in viveri, e
anche quest’anno siamo riusciti a pagarli grazie a
voi. Oltre a guadagnarsi qualche
cosa, i ragazzi vivono delle belle settimane in compagnia dei loro coetanei
meditando sulla vita di qualche Santo e sulla loro vita cristiana. Quast’anno i più grandi hanno meditato sulla vita di Gesù, gli adolescenti sulla vita del P. Daniele, il parroco
di S. Luis che hanno ucciso
10 anni fa, i bambini sulla vita di Domenico Savio. A inizio
marzo sono anche andato a Panama per 3 settimane durante le quali abbiamo
preparato tantissimi ragazzi e ragazze (con turni di 500-600 a settimana) alla
Cresima, come un ritiro, con recite, canti giochi, ecc. finite queste settimane
intensissime sono tornato a S. Luis per aiutare il P.
Lele a preparare i bambini (450) alla
Prima Comunione durante tutta la Quaresima, anche qui in maniera del tutto
speciale, che per motivi di tempo non riesco a spiegarvi. Dopo la Pasqua sono tornato in Seminario per cominciare il 4° anno, e un
nuovo anno di oratorio in cui ricorderemo a 10 anni dalla morte P. Daniele, di
cui è iniziata a Roma la causa di beatificazione, per il suo martirio e la
santità della sua vita regalata ai poveri del Perù. Vi ho raccontato tante cose in
maniera riassuntiva e confusa solo perché possiate
avere un’idea dello stile che teniamo qui in missione e di quello che faccio…
per spiegare bene mi servirebbero tanto tempo e soprattutto richiederebbe tanta
vostra pazienza nel leggere… Mi resta solo di ringraziarvi di
cuore, per il bene e la stima che mi dimostrate, per la vostra
carità concreta verso i poveri che conosco e per le vostre preghiere. Io vi ricordo nelle mie povere
preghiere e vi chiedo di aumentare le vostre perché possa diventare un buon
prete nonostante i miei limiti. Vi saluto con
tanto affetto e stima,
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